L’assegnazione all’Italia dei Giochi Olimpici invernali 2026, ha avuto, come prima conseguenza, il nascere un po’ ovunque, non solo nei territori direttamente coinvolti, cioè Milano-Cortina (e Valtellina), di richieste, buoni propositi e annunci roboanti, a volte smentiti.
Tralasciando le uscite orgasmiche, anche in valle quasi tutti gli interventi si sono indirizzati verso la ricerca di miglioramenti della viabilità (ferroviaria e stradale). Buone notizie insomma, ma serviranno anni, pazienza e tanti (se non tutti) aspetti dovranno andare nella giusta direzione, senza intoppi di sorta.
Lasciando da parte la politica e facendo finta di avere fiducia in essa resettando gli ultimi secoli, quando di mezzo c’è la burocrazia del Belpaese fare previsioni è facile come cercare il ghiaccio nel deserto. Anche per questo merita forse un ragionamento, o almeno una lettura, un aspetto non molto dibattuto in valle, che riguarda Cortina e che probabilmente è passato sotto traccia.
A quanto sembra è stato previsto che, dal 6 al 26 febbraio 2026, tutti gli spettatori che si recheranno agli eventi olimpici nella località veneta dovranno farlo esclusivamente attraverso il trasporto pubblico, che sarà gratuito per chi sarà in possesso dei biglietti d’ingresso. Non sarà consentito, tranne che agli addetti ai lavori, recarsi alle gare in auto. E la stazione ferroviaria più vicina a Cortina si trova a Calalzo di Cadore a 35 km di distanza.
Domanda: non ha senso provare a valutare un’iniziativa del genere anche in Valtellina? Non costerebbe forse meno di cemento, asfalti, tombini, progettisti e movimento terra?
Non è ecologismo di facciata. In tutto il mondo si guarda in questa direzione per eliminare il problema del traffico e dei collegamenti dei luoghi distanti dal centro, di cui la provincia di Sondrio è emblema nazionale. Perché errare è umano, ma perseverare con gli errori del passato è diabolico.