Le case di Piscina sono molte belle, alcune vecchie e ristrutturate altre nuove con ogni comodità. Questa bella località un tempo era sede di due negozietti ben forniti e di una trattoria dove l’ospitalità, l’allegria e il mangiar bene era d’ogni giorno. Ora l’osteria è chiusa, le botteghe ormai non servono più perché la spesa si fa nei supermercati. Rimane però immutato l’incanto dell’alpe, la sua quiete e gli spazi aperti. Ma non è tutto, dovete con la dovuta attenzione e perizia scoprire e scalare il “Cràp del Còren“. A lato della vecchia caserma parte un sentiero che si inoltra in un bosco di faggi per circa 500 metri. Giungerete al Cràp del Còren. Chi ha l’ardire di salire su uno dei due grandi massi aguzzi con la strana forma di due corna di capra gli sembrerà di stare su una fusoliera di un aereo in alta quota. Le due rupi poco distanziate tra loro sono quasi a picco sulla Valle della Ganda con uno strapiombo di più di 600 metri. Da lassù si può vedere tutta la città di Tirano, parte di Villa di Tirano con la congiunzione del fiume Adda con il Poschiavino, l’intera Val Poschiavo e persino i monti di Sondalo. Il Cràp del Còren conserva un fascino particolare per le sue antiche leggende che i nostri avi ci hanno tramandato quali “‘l prèvet dèla Val dèla Gànda“, “La càbra de l’àva Celestina“. Un avviso: chi scala il secondo “Cràp del Còren“ vada guardingo. Su quel picco nidifica una coppia di “astùr” (astore). Il visitatore sarà accolto dal rapace con volteggi e gracchiate minacciose e se sventuratamente l’intruso ha la testa pelata il rapace potrà scambiarla per una preda e avventarsi sopra, come è avvenuto al mio amico Luciano nella nostra ultima scalata.
Ezio Maifrè
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